icerbox Pastor Scirocco by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Giovedì, ore 6.07 del mattino

«Sì, è qui, dottor Meisl.» Polyxena Kinská indossava una vestaglia di seta verde a meandri e cascate giapponesi, con carpe dagli occhi enormi che brillavano sotto il velo d’acqua ricamato. «Deve svegliarlo?»

«Purtroppo sì. La chiamata è arrivata mezz’ora fa. Deve partire alle otto.»

Il profumo di Polyxena era delicato, ma il calore della sua vicinanza lo rendeva inebriante anche per un uomo navigato come Solomon Meisl. Rimase indietro di un passo quando lei lo invitò a seguirlo con un cortese gesto del capo. Un unico fermaglio di tartaruga a forma di foglia le reggeva la massa chiara dei capelli, così che fra il biondo della chioma e il colletto di seta restasse visibile un delizioso tratto bianco di collo. Il corridoio era scuro, alto, stretto. Attraverso la porta accostata si intravedeva uno spicchio di letto, e in esso il giovane corpo di Heida dormiva immemore, come se la guerra e le cose che sarebbero irrimediabilmente cambiate fossero tenute a distanza dalle lenzuola intorno a lui. Meisl, che nella sua carriera aveva visto l’intimità di uomini e donne nell’abisso della malattia, distolse gli occhi dalla spalla nuda dell’amico, dal suo capo rasato di ragazzo.

«Oggi lo lascio» sussurrò Polyxena. E: «Quello è il letto di Francesco Giuseppe».

Quanto perfetta da baciare e da amare era quella donna. Meisl si sentì lieto e rammaricato per Heida allo stesso tempo. La principessa Lobkowicz, parlando della nonna di Polyxena, gli aveva detto: «La Kinská Imperiale, come la chiamavo io, mi ha insegnato una o due cose della vita. È scomparsa dieci anni fa, e da allora Praga non è più la stessa. Oserei dire che l’Austria-Ungheria non è più la stessa». Seguì in silenzio il soprano fino alla porta.

«Gli ha detto che giace sul materasso di Sua Maestà Apostolica?»

«No. Conosco i giovani ufficiali, dottor Meisl: darebbe loro alla testa, oppure… li inibirebbe.» Sorrise amabilmente. «Di certo lui non si è inibito. Ma devo lasciarlo lo stesso, per il suo bene. Lo aiuterà a capirlo, vero?»

«Farò del mio meglio, Frau Kinská.» Meisl uscì chinando il capo. «Aspetterò di sotto, in giardino.»

Dodici minuti più tardi, mentre si avviavano verso la piazza del Quartiere Piccolo, Heida disse che moriva di fame. Non per il motivo cui poteva pensare il dottor Meisl, aggiunse subito arrossendo, ma semplicemente perché la sera prima non avevano avuto tempo di mangiare. Meisl sorrise, evitando di fargli notare che era la stessa cosa. Se la Kinská l’aveva lasciato, il tenente stava prendendo la notizia davvero bene.

«Bontà divina, dottore, mi stavo quasi dimenticando dell’omicidio! Che cosa è successo? È riuscito a…»

«Più tardi. Ora mangiamo un boccone, poi faremo un salto dalla sua famiglia. Parleremo andando alla stazione.»

Così, consumata una rapida colazione al caffè più vicino, Heida finalmente andò a trovare la madre e la sorella, quarantacinque minuti prima della partenza del treno. Ci furono lacrime, e un infinito intreccio di braccia femminili intorno a lui, il tutto nelle cucine, affinché «nonna Lobkowicz non senta che Karel parte per il fronte».

Meisl rimase ad aspettare in carrozza, sulla Mostecká.

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